Lo sviluppo del metaverso sembra destinato a rivoluzionare anche gli aspetti più intimi della nostra vita, compreso il modo in cui commemoriamo i defunti.

Fin dall’origine della sua storia, l’uomo ha cercato di creare dei ponti tra il mondo dei vivi e quello dei morti, per continuare a relazionarsi con loro.

Lo sviluppo delle tecniche di riproduzione audiovisiva ha permesso di fissare su supporti durevoli e praticamente immutabili fotografie, filmati e registrazioni vocali. La diffusione dei dispositivi smart e l’affermazione dei social network ha consentito di registrare una mole ancor maggiore di dati. Si tratta di informazioni preziose, per le quali si parla di una vera e propria eredità digitale.

Questo patrimonio di informazioni può essere utilizzato per commemorare i nostri cari, ma con un limite: esso consente infatti di stabilire soltanto una relazione unidirezionale. Questo limite potrebbe però essere superato sfruttando la tecnologia alla base del metaverso e utilizzando l’intelligenza artificiale.

Nel metaverso anche i defunti possono avere un avatar

La tecnologia che sta alla base del metaverso promette di offrire una esperienza immersiva in una dimensione digitale, grazie a visori e interfacce sensoriali che ci permettono di interagire come se ci muovessimo nel mondo reale.

In questo modello la dimensione reale e quella virtuale possono fondersi fino a divenire un tutt’uno. Gli avatar degli utenti umani possono trovarsi così ad interagire con avatar gestiti dal sistema e del tutto virtuali. Questi personaggi possono essere animati da strumenti di Intelligenza Artificiale in grado di emulare le forme di comunicazione, verbali e non, dell’essere umano.

Avendo a disposizione una mole sufficiente di dati da elaborare, queste applicazioni potrebbero essere in grado di emulare l’aspetto ed il carattere di una persona. Sfruttando queste potenzialità, sarebbe dunque possibile ricreare una versione virtuale di una persona defunta, in grado di interagire con gli altri utenti del metaverso.

Questi avatar sarebbero dotati, ad esempio, della memoria degli eventi più importanti vissuti dalla persona defunta (ad esempio quelli documentati in post social ed immagini). Potrebbero conoscerne i gusti musicali (grazie alla playlist di spotify), i libri letti (grazie alla cronologia del lettore di ebook), riconoscere gli amici. Potrebbero avere memoria di tutte le conversazioni tenute sulle piattaforme di messaggistica. Se ne potrebbe in altre parole ricostruire la personalità in tutti gli aspetti che possono essere esplorati tramite le tecniche di profilazione.

Questi personaggi virtuali potrebbero offrire agli utenti un’esperienza molto simile alla reale interazione con le persone che rappresentano. Diverrebbero uno strumento formidabile per aiutare le persone nell’elaborazione di un lutto e soddisfare un bisogno ancestrale di commemorazione dei defunti.

Immortalità digitale: questioni giuridiche ed etiche

Sebbene sia suggestiva, l’idea di ricostruire un’identità digitale dei defunti nel metaverso presenta alcuni aspetti critici, sia sotto il profilo etico che quello giuridico.

Aspetti connessi alla protezione dei dati personali

Un primo aspetto riguarda la possibilità di utilizzare in questo modo i dati personali dei defunti, anche in assenza di un loro consenso espresso.

Il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR) non trova applicazione con riferimento ai dati delle persone decedute, consentendo agli Stati membri di adottare norme in materia.

La legge italiana (D.lgs. n. 196/2003, art. 2-terdecies) regola espressamente i diritti di accesso, cancellazione, opposizione e portabilità relativi ad una persona defunta. Essi possono essere esercitati da chi ha un interesse proprio, o agisce a tutela dell’interessato, in qualità di suo mandatario, o per ragioni familiari meritevoli di protezione.

Il defunto può vietare questi trattamenti, a condizione che il divieto risulti in modo non equivoco e sia specifico, libero e informato.

La legge italiana non chiarisce se gli eredi o i prossimi congiunti di una persona defunta possano vantare dei diritti sui suoi dati, per utilizzarli per un proprio interesse. In questo senso, è ancora aperto il dibattito sul fatto se i dati personali possano essere considerati veri e propri beni ricompresi nel patrimonio del defunto e possano essere ereditati.

Si fa sempre più strada l’idea che i dati personali possano essere assimilati ad una materia prima, tanto che si prevede anche che siano utilizzati come forma di pagamento per alcuni servizi. In questa prospettiva, questi dati, in quanto dotati di valore economico potrebbero considerarsi a tutti gli effetti come parte del patrimonio del defunto e che dunque possano essere acquistati dagli eredi.

Non esistono però sul punto regole uniformi applicabili a livello internazionale: di conseguenza, l’eredità digitale potrebbe essere regolata anche in forme diverse.

Alcune piattaforme hanno previsto la possibilità che sia l’interessato a decidere la sorte del proprio profilo social alla sua morte. In mancanza di scelta, adottano policies incorporate nelle condizioni del servizio.

La tutela della dignità personale e dell’immagine del defunti (anche nel metaverso)

Anche a voler riconoscere agli eredi la piena proprietà sui dati del defunto, si pone una questione connessa alla tutela dell’immagine e della dignità del defunto.

Ciascuno di noi, finché è in vita, è infatti libero di gestire la propria immagine, sia in pubblico che in privato, scegliendo le informazioni che ritiene di condividere con gli appartenenti alle cerchie sociali nelle quali è inserito. Gli avatar digitali potrebbero non tenere in adeguata considerazione quest’elemento e offrire un’immagine del defunto difforme da quella che si era costruito in vita.

La legge italiana protegge il diritto all’immagine di tutte le persone, sia viventi che decedute, consentendo agli interessati ed a suoi prossimi congiunti (anche se non sono suoi eredi) di agire in giudizio per vietare che di essa sia fatto un uso contrario al decoro o alla reputazione della persona.

Più in generale, l’art. 2 della nostra Costituzione protegge i diritti umani fondamentali delle persone, tra le quali vi sono anche il diritto al rispetto della dignità personale. In quest’ottica, una strumentalizzazione della persona, benché deceduta, potrebbe apparire in contrasto con questi diritti.

Altre norme, come ad esempio quelle sul diritto d’autore, potrebbero inoltre conferire particolari diritti su questi dati, ed interferire con il loro utilizzo.

La necessità di un giusto bilanciamento

L’introduzione di strumenti per la commemorazione dei defunti nel metaverso sembra solo una questione di tempo.

È già accaduto, per esempio, che una coppia indiana abbia deciso di celebrare il proprio matrimonio nel metaverso, consentendo così anche la partecipazione alla cerimonia dell’avatar del padre della sposa, deceduto da qualche mese.

Alcune startup sono già al lavoro per raggiungere l’obiettivo di creare avatar digitali intelligenti, in grado di simulare i ricordi e della personalità dei defunti. Il mercato che si potrebbe aprire potrebbe assumere valori molto importanti in breve tempo.

Oggi il dibattito in tema di accesso ai dati delle persone scomparse è sostanzialmente limitato alla possibilità per i congiunti di recuperare preziosi ricordi dei loro cari o i loro documenti documenti informatici.

In un prossimo futuro, il tema potrebbe estendersi fino a stabilire se, ed entro che limiti, i dati dei defunti possono essere trattati anche dopo la loro morte.

Si profila un confronto serrato tra imprese ed istituzioni alla ricerca del giusto equilibrio di interessi e valori.