Avete mai avuto bisogno di qualcosa che non avreste comprato ma vi sareste fatti volentieri prestare da qualcuno? O vi è mai capitato di aver bisogno di un passaggio perché l’auto era in carrozzeria e non era disponibile la macchina sostitutiva? E ancora, di solito al vostro pet quando siete in vacanza pensa il vicino, ma quest’anno è in ferie anche lui. Chissà come sarà il calzolaio all’angolo?

I social network di vicinato sono nati anche per dare una risposta a queste esigenze. Di cosa parliamo?

Cosa sono i social network di vicinato?

Si tratta di social network che hanno la particolarità di creare gruppi ristretti tra coloro che abitano nella stessa zona o nello stesso quartiere.

Nascono con lo scopo di fare rete tra vicini di casa, segnalare eventi nella zona, trovare oggetti o animali smarriti. L’idea è anche quella di creare delle community per condividere le stesse passioni, dal running al giardinaggio, fare car sharing, prestarsi oggetti, e molto altro.

Come fare a iscriversi a un social network di quartiere?

Nella maggior parte dei casi, dopo aver scaricato l’app, è necessario far verificare dalla piattaforma il proprio indirizzo. Ciò può avvenire tramite una foto di un documento o – meglio – l’intestazione di una bolletta.

Una volta localizzati tramite l’indirizzo si viene abbinati ad un quartiere o, se non esiste ancora, è possibile dare il via alla community.

Alcune piattaforme come Nextdoor (di cui diremo sotto) inviano un codice al numero di cellulare: per lo più è necessario attivare e consentire la geolocalizzazione. Nextdoor prevede anche l’invio del codice mediante posta cartacea, ma in questo caso naturalmente occorre attendere qualche giorno per l’attivazione.

Quali sono in concreto i social network di vicinato?

Tra le molte piattaforme, si contano la versione italiana (“Vicini miei”) del gruppo Good Hood GmbH, lanciato nel 2015 e diffuso tra oltre un milione di utenti in Germania, Francia e Spagna. In Vicini miei si può organizzare il prestito o la vendita di seconda mano di piccoli oggetti.

Facebook non è rimasta a guardare, avviando il progetto Social Street con le stesse finalità di “favorire le pratiche di buon vicinato”, instaurare un legame, portare avanti progetti collettivi di interesse comune. Il fine dichiarato è quello di utilizzare FB per passare “dal virtuale al reale”.

Online si trova inoltre TocTocDoor, che mira a far dialogare online i vicini di casa per restare informati su eventi, anche spontaneamente organizzati nella community dei vicini. Si scambiano altresì notizie relative alla sicurezza.

Altro social che valorizza le iniziative e i progetti locali è FirstLife. È nato nel Dipartimento di Informatica dell’Università di Torinoper incentivare la progettazione partecipata a scala locale, stimolare iniziative di auto-organizzazione, sviluppare pratiche collaborative tra gli attori territoriali pubblici e privati”.

Social network di vicinato e negozi di quartiere

È in costante ascesa Nextdoor. È una delle piattaforme da più tempo sul mercato (lanciata nel 2011 negli USA) e in Italia da qualche anno. Ha una notevole copertura in molte città (ad es. Milano al 94%, Bologna al 90%) e nel 2019 contava 2.500 quartieri. Si propone esplicitamente di rendere la vita dei quartieri migliore e più sicura. Sempre nel 2019 è stata introdotta la funzionalità che consente alle attività commerciali e ai liberi professionisti di avere una propria pagina per fare promozione, anche come proximity commerce.

A metà tra un social network di vicinato e una piattaforma di scambio di servizi si colloca Croqqer. L’idea è quella di mettere in contatto persone che possono offrire il proprio talento per i più vari lavori, dal giardinaggio alle pulizie alle ripetizioni. L’attività è prestata gratuitamente, oppure dietro compenso liberamente pattuito dalle parti. In alternativa è possibile ottenere in cambio un altro servizio (“es. montaggio mobile in cambio di lezioni di inglese”).

Quali sono le opportunità?

Generalmente i social network di vicinato permettono di restare al corrente su eventi organizzati vicino casa (mostre, aperitivi, ritrovi). Spesso c’è la possibilità di formare dei sottogruppi tra persone che condividono passioni analoghe.

Il social network di vicinato è utile anche per consigliare professionisti e artigiani, come idraulici, baby sitter, pet toilet, e naturalmente locali e luoghi di intrattenimento. Il tutto nel proprio quartiere.

Ancora, il quartiere virtuale diventa utile per dare un’occhiata al giardino mentre si è in trasferta per lavoro, chiedere in prestito un oggetto che si usa raramente, confrontarsi su un certo servizio, sul miglior percorso ciclabile per raggiungere il centro, ecc.

Quali sono i rischi?

Certamente i social network di vicinato possono rappresentare un’occasione ghiotta per i big data e per società che poi si affidino ai data broker. Come noto, essi puntano a meglio profilare le nostre esigenze e collocarci su un certo segmento di mercato, come del resto avviene con molte altre attività.

Il rischio maggiore è dato dalla profilazione su base razziale degli utenti, in sostanza una ghettizzazione sui social media. Essa è causa e conseguenza della geolocalizzazione e dell’abbinamento di una certa comunità a una precisa collocazione geografica. Spesso infatti nelle grandi città una certa comunità con basi etniche comuni si addensa attorno a una strada o a un quartiere. Altrettanto spesso più comunità vivono l’una accanto all’altra, a volte integrandosi, a volte sulla base di una fragile equilibrio. Ebbene, il rischio è quello di “fondare” dei quartieri virtuali con nomi di strade o di piazze diversi, ma che sono in realtà geograficamente coincidenti. Si può ricorrere a questo escamotage per aggregare una certa comunità attorno a un gruppo social, e altra diversa comunità in un altro. In questo modo il quartiere si divide su base etnica, con il rischio di ghettizzazione digitale.

A critiche simili a queste aveva ad es. risposto Nextdoor nel 2015, accusato di creare profili razziali di quartiere. La piattaforma aveva risposto che l’algoritmo era stato modificato proprio per evitare la profilazione su base razziale.

Generalmente, inoltre, i social network di vicinato non gradiscono post esposti politicamente, né che i membri siano istituzioni, comitati, partiti, organizzazioni, ecc., proprio per favorire inclusione, socialità e neutralità politica.

Quali sono gli altri rischi? Come viene gestita la privacy?

Uno dei rischi più comuni, presenti in ogni social e chat, da quella di classe a quella tra colleghi, che il social si trasformi in una piazza dove prendersi gioco un certo vicino, più ritroso, più stravagante, diverso dalla massa. In certi casi questo comportamento può diventare un reato.

Dal punto di vista della data protection, le piattaforme puntano a far sì che solo abitanti della zona siano membri del social e che le loro conversazioni non possano essere lette al di fuori del gruppo. Tuttavia, potendo sempre essere astrattamente possibile aggirare i meccanismi di verifica della localizzazione, il consiglio è quello di usare le stesse cautele degli altri social network. Il fatto che le persone si conoscano più facilmente anche “dal vivo” consente la più facile segnalazione di persone estranee al quartiere e le verifiche del caso.

…Think local

La filosofia che sta dietro i social network di vicinato sarebbe quella di diminuire il rumore” a favore di una miglior concentrazione delle informazioni rilevanti per quartiere.

Secondo Nirav Tolia, imprenditore texano fondatore di Nextdoor, il successo dei social network di quartiere si deve al desiderio di avvicinare le distanze. I social network tradizionali, secondo questa impostazione, spesso distorcono e appiattiscono le distanze. Avvicinano luoghi remoti tra loro – e in questo sta la loro potenza – facendo dimenticare ciò che sta davanti a casa.

La storia di Nirav Tolia è appassionante anche per tutti i sostenitori del made in Italy. Pare infatti che l’idea di Nextdoor sia nata dai numerosi viaggi in Italia. Qui l’imprenditore sarebbe stato colpito dall’attitudine tutta italiana alla socializzazione nei bar, nei caffè sotto casa, nella buona qualità della vita locale e di quartiere. Da replicare online.