Per descrivere in poche parole che cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili introdotte in Italia con il Decreto Milleproroghe (n. 162/2019) si può usare questa definizione: si tratta di gruppi di persone o entità che collaborano con l’obiettivo comune di produrre, gestire, consumare e distribuire energie in modo sostenibile. Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) possono utilizzare tutte le fonti di energia: solare, eolica, idroelettrica e geotermica. Possono inoltre ricorrere a tecnologie avanzate per migliorare l’efficienza degli approvvigionamenti energetici.

L’adesione alle CER è aperta e volontaria, e la parola d’ordine è, per l’appunto, condivisione: si produce energia per poi condividerla vicendevolmente tra i partecipanti, in modo da ridurre gli sprechi.

Possono prendervi parte sia persone fisiche che giuridiche: singoli consumatori o associazioni di cittadini che vivono all’interno di un determinato territorio; aziende, organizzazioni senza scopo di lucro, attività commerciali e piccole/medie imprese attive in un’area sensibile per la produzione di fonti di energia rinnovabile; enti pubblici, come ad esempio Comuni o Province che intendono promuovere a livello locale la produzione e il consumo di energia rinnovabile.

Le esperienze di Comunità Energetiche Rinnovabili di maggior successo

Secondo alcune stime, si reputa che attualmente in Italia ci siano circa 100 CER, tra attive e in fase di sviluppo. Ma il numero è destinato ad aumentare anche grazie ad una maggiore sensibilizzazione della popolazione sulle tematiche ambientali, e ad oggi non esiste un elenco ufficiale completo.

L’esempio più tangibile è quello relativo al progetto GECO (Green Energy Community) per la creazione della Comunità Energetica Rinnovabile di Pilastro e Roveri, a Bologna, il progetto CER attualmente più grande in Italia. Avviato nel 2019, l’obiettivo è quello di rendere il territorio una vera e propria smart city, un modello che possa essere preso da esempio da altre città a livello nazionale ed europeo.

Altra importante realtà è la Comunità Cooperativa di Melpignano, in Puglia, il cui primo progetto risale al 2011 e che a oggi conta 280 soci. La Comunità si basa su un modello di governance partecipativo, per il quale i cittadini sono soci e partecipano attivamente alla gestione della Cooperativa.

Comunità Energetiche Rinnovabili: perché dovremmo farne parte? E perché no?

Pro

Innanzitutto perché si risparmia sui costi energetici: condividere risorse e utilizzare tecnologie avanzate per l’autoproduzione e l’autoconsumo portano inevitabilmente a una riduzione dei costi e degli sprechi.

Un altro grande vantaggio è la condivisione sociale: associarsi per il perseguimento di un obiettivo collettivo crea un senso di comunità e partecipazione, porta a un maggiore coinvolgimento e a una migliore sensibilizzazione sulle più che attuali tematiche ambientali.

Infine, ma non meno importante, la riduzione delle emissioni di gas serra: utilizzo di fonti di energia rinnovabile significa meno emissioni, un grande contributo alla lotta contro il cambiamento climatico.

Contro

Nonostante gli evidenti vantaggi, è sempre bene ponderare la scelta se aderire o meno ad una CER, per le sfide e le complessità da affrontare nella loro creazione e gestione.

Primo svantaggio, i costi iniziali possono essere elevati: la creazione di una Comunità Energetica Rinnovabile può richiedere investimenti significativi per l’acquisto di tecnologie avanzate e la creazione di infrastrutture di gestione energetica.

Anche la gestione della CER in sé può essere complessa, in quanto si tratta pur sempre di individuare una governance e degli obiettivi comuni tra individui diversi. È pertanto fondamentale trovare da subito un’intesa efficace tra i vari membri della CER.

Infine, è necessario tenere a mente che le fonti di energia rinnovabile sono sempre soggette alle condizioni climatiche, per cui la produzione e l’utilizzo di energia varia inevitabilmente in base all’andamento del meteo.

Un dato interessante riguarda però le diverse forme di incentivi statali presenti in Italia per avviare una CER, tra cui:

  • Sgravi fiscali, come la detrazione del 50% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, nonché l’IVA agevolata al 10% per l’installazione di impianti fotovoltaici.
  • Bandi e finanziamenti messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico e dall’ENEA (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile) per la promozione di progetti CER.
  • Conto Termico, incentivo erogato dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) per le CER che partecipano attivamente alla produzione di energia rinnovabile attraverso la realizzazione di impianti appositi. L’importo dell’incentivo dipende dal tipo e dalla potenza dell’impianto.

È possibile per l’utente medio creare una Comunità Energetica Rinnovabile?

Certamente, ma è opportuno tenere presente una serie di requisiti imprescindibili.

Una CER infatti prevede piena parità tra i suoi membri, i quali si trovano al suo interno in una posizione di equità gli uni rispetto agli altri.

È inoltre un organismo indipendente da enti terzi, che siano altre imprese o enti pubblici.

Infine, una Comunità Energetica Rinnovabile viene creata per espresse finalità di tipo sociale e ambientale, mai per scopo di lucro.

Ci sono poi una serie di valutazioni di stampo più pratico da prendere in esame. Eccole riassunte in alcuni punti chiave:

  • Valutazione sulla effettiva realizzabilità del progetto, in base all’area prescelta e considerando quanti membri potenzialmente entrerebbero a far parte della Comunità Energetica Rinnovabile, nonché le risorse, le esigenze energetiche e le fonti disponibili nella zona.
  • Creazione di un’organizzazione strutturata, di un soggetto giuridico di riferimento, rigorosamente no-profit (ad esempio, un’associazione non riconosciuta) e, all’interno di questo ente, individuazione di ruoli, responsabilità, meccanismi di governance.
  • Definizione delle modalità di utilizzo e di distribuzione delle fonti energetiche tra i membri della Comunità, tenendo presente che gli impianti devono essere connessi in bassa tensione.
  • Utilizzo di tecnologie per la gestione energetica, idonee ad effettuare le opportune manutenzioni e riparazioni laddove necessario.

Comunità Energetiche, quali opportunità?

Una volta compreso che cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili, si può capire anche le ragioni per le quali possono anche rappresentare un’importante occasione di business.

Pensiamo alle imprese produttrici di energia rinnovabile, che nelle Comunità Energetiche Rinnovabili possono trovare un acquirente molto forte, come accade già da anni nel settore del fotovoltaico.

Altre opportunità si individuano nella distribuzione di energia. In questo caso le CER diventano protagoniste, assumendo la gestione della distribuzione di energia elettrica e agendo, a prezzi anche più vantaggiosi rispetto alle tradizionali compagnie energetiche, come intermediarie tra i produttori di energia e l’utenza finale.

Anche la creazione stessa di una CER può portare sicuri vantaggi, in particolare alle aziende fornitrici di servizi energetici, ad esempio attraverso attività di consulenza e supporto tecnico per l’implementazione e la gestione della Comunità stessa.