Aziende italiane sempre più attente all’intelligenza artificiale (IA) e ai suoi strumenti. Secondo l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, attivo dal 2017 per rispondere al crescente interesse di aziende pubbliche e private verso le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, ben il 53% delle aziende italiane utilizza tecnologie di IA.

Alcuni numeri sull’intelligenza artificiale nelle aziende italiane nel 2020

Nel 2020 il mercato dell’IA e dei suoi strumenti è valso 300 milioni di euro, crescendo del 15% rispetto al 2019, che già vedeva ulteriore crescita rispetto al passato. L’anno 2020, complice anche la pandemia, ha visto un vero e proprio “boom”.

Più in particolare, nel 2020 l’intelligenza artificiale ha coinvolto per circa il 77% (230 milioni di Euro) aziende italiane nel mercato interno.  Il restante 23% (70 milioni di Euro) è relativo a export.

infografica intelligenza artificiale nelle aziende italiane

Il ruolo dei software

La “parte del leone” nel raggiungimento di questi dati è da attribuire ai software, che nel mercato sono valsi da soli il 62% della spesa. In particolare, trainanti sono stati la vendita di licenze di software commerciali facenti uso di una qualche forma di IA, e lo sviluppo di software – e algoritmi – personalizzati. Mentre i servizi, che coprono il restante 38%, sono rappresentati principalmente da system integration e consulenza.

Gli investimenti in hardware si rivelano, invece, ancora marginali nelle aziende italiane.

Questo aumento e vero e proprio “traino” da parte dei software porta con sé tante implicazioni. Soprattutto oggi, che la tecnologia annulla, o quantomeno riduce, le distanze, e le notizie circolano veloci, ciò che esiste ed è nuovo oggi potrebbe non esserlo domani.

Ecco quindi la necessità di una consapevolezza: per difendere questi portati tecnologici, vere e proprie conquiste anche per il mercato di riferimento, massima dev’esserne la protezione e tutela, soprattutto per le aziende. La brevettabilità dei software ne è un esempio.

Il costante incremento degli algoritmi nelle aziende

Nel dettaglio, molti investimenti (da soli, per il 33% della spesa dell’anno!) hanno riguardato gli algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (algoritmi di Intelligent Data Processing), cresciuti del 15%. Ne sono un esempio i sistemi per la rilevazione delle frodi finanziarie, di supporto al controllo di gestione, e i sistemi di analisi predittiva.

Seguono gli algoritmi sviluppati per interpretare il linguaggio (Natural Language Processing, pensiamo ai dispositivi per la produzione di testi in modo autonomo), con il 18% del mercato (+9% sull’anno precedente).

La stessa percentuale di spesa (e con un incremento del 15%) ha riguardato gli algoritmi volti, nel settore commerciale, a suggerire ai clienti contenuti in linea con le loro preferenze (Recommendation System). Si tratta di quei sistemi finalizzati a indirizzare preferenze, interessi e decisioni: utilizzati ad esempio nei servizi di video e musica, pensiamo ai suggerimenti di Netflix, Amazon e YouTube. Il loro impiego è forte anche nell’eCommerce, che anche in Italia sta vedendo un trend sempre crescente.

L’11% della spesa delle aziende è costituito poi da soluzioni di Intelligent Robotic Process Automation (+15% su base d’anno). Esse servono ad automatizzare le attività lavorative o le fasi di un progetto, e trovano applicazione in molti settori. Nel mondo, un recente sviluppo si sta avendo ad esempio nel settore delle assicurazioni.

Assistenti virtuali sempre più diffusi

Al 10% del mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia si collocano Chatbot e Virtual Assistant. Con una crescita di ben il 28%, essi hanno avuto la crescita più significativa. Si tratta di assistenti, o programmi, che eseguono funzioni in base alle richieste degli utenti.

Infine, anch’esso con il 10% della spesa, il settore delle iniziative di analisi dei contenuti delle immagini (Computer Vision). La loro crescita può ricondursi agli utilizzi per la sicurezza, come la sorveglianza in luoghi pubblici, ed anche per l’industria (ad esempio per il monitoraggio di linee di produzione).

È la presa d’atto che le esigenze delle aziende stanno cambiando, ed anche delle persone che le compongono e dei clienti. Cambiano le esigenze, e cambiano gli approcci a innumerevoli cose: dagli acquisti (come abbiamo avuto modo di approfondire in relazione alle statistiche eCommerce 2020-2021), alla conoscenza.

Quali settori d’impresa sono stati più attivi?

Sempre secondo il Politecnico di Milano, i maggiori investimenti da parte delle imprese italiane in soluzioni di Intelligenza Artificiale sono concentrati nel settore della finanza, che da sola è valsa il 23%.

A livelli molto ravvicinati si sono poi collocati il settore delle assicurazioni (11%), quello dei media e delle telecomunicazioni (12%), e la manifattura (13%). Appena di più, quello di energia e utility (14%).

Per quanto riguarda l’impresa, delle 235 imprese italiane medio-grandi analizzate dall’Osservatorio, più di metà ha riferito di aver attivato nel 2020 almeno un progetto di IA Merita considerazione il dato giunto dalle grandi aziende: nel 61% dei casi vi sono state iniziative di Intelligenza Artificiale, che si sono concentrate sulla crescita organizzativa e lo sviluppo di algoritmi.

Viceversa tra le medie imprese le percentuali sono ben più contenute (solo il 21% ha dichiarato di avere progetti di IA attivi). Evidentemente non sono ancora pronte ad un “salto generazionale tecnologico”, come evidenziato, sotto altro profilo, anche dai dati statistici sull’adozione di soluzioni cloud, settore comunque in crescita.

In ogni caso, ci sono motivi per essere fiduciosi: il 91% del campione ha un giudizio favorevole alle iniziative di IA, con risultati che si rivelano sopra (per il 45% degli intervistati) o in linea (il 46%) con le aspettative. Solo il 9% delle imprese interpellate ha dichiarato di confidare in risultati migliori.

Come viene percepita l’intelligenza artificiale dai consumatori?

Ha sentito parlare almeno una volta di Intelligenza Artificiale il 94% dei consumatori italiani, e la maggioranza la riconnette alle cose più varie. Il 65% degli intervistati all’automazione di specifici compiti, il 60% risponde affermativamente alla domanda se la guida di veicoli autonomi dall’uomo sia, secondo loro, un esempio di IA, poco meno (il 58%) ritiene che lo sia sicuramente l’interazione fra uomo e macchina.

Il 51% degli utenti ha dichiarato di aver già utilizzato prodotti e servizi che includono funzionalità di IA: soprattutto gli assistenti vocali del telefono (65%) e gli altoparlanti intelligenti come gli smart home speaker (62%). Molto diffusi e apprezzati anche i sistemi che forniscono suggerimenti sui siti di eCommerce (58%).

Anche tra i consumatori sono molto alti il gradimento e l’aspettativa: l’83% degli intervistati si è espresso con favore, dato che sale al 91% tra gli effettivi utilizzatori di prodotti e servizi con funzionalità IA.

Cosa ci dicono questi dati?

Molte sono e saranno le implicazioni di questa espansione. Da un lato, e certamente, nuovi metodi implicano nuovi traguardi, e dunque auspicabili aumenti di fatturato e presenza sui mercati.

Dall’altro però, e inevitabilmente, ci saranno delle criticità. Automazione e sempre crescente uso di algoritmi portano con sé considerazioni affascinanti, ma anche dubbi di non poca importanza. Potremmo chiederci se arriveremo ad avere un algoritmo come datore di lavoro o all’interno degli studi professionali, mentre  di sicuro ci sono già sistemi di intelligenza artificiale che selezionano i CV o decidono se emettere provvedimenti amministrativi. E siccome l’intelligenza artificiale talvolta è sempre più “creativa”, e in alcuni casi può essere istruita a dipingere, inventare o comporre, occorre chiedersi a chi spettino i diritti d’autore su queste invenzioni.

Sicuramente l’utilizzo sempre maggiore degli algoritmi richiederà cautela. Ma essi sono indispensabili, per affacciarsi al futuro facendosi trovare pronti.