Negli ultimi anni siamo stati spettatori di un rapido cambiamento di interessi da parte della maggior parte della popolazione mondiale verso la sostenibilità. In particolare, molte delle scelte fatte dalle persone tendono sempre più a coinvolgere nuovi valori condivisi dalla comunità verso l’ambiente, la società e la corporate governance stessa. Questi cambiamenti non hanno lasciato indifferenti le imprese, che, per ampliare il tema degli investimenti socialmente responsabili, hanno adottato sempre più “l’approccio ESG”.

Ecco cosa significa ESG e perché interessa le imprese, i consumatori e la società tutta.

Cosa significa ESG e perché alle imprese interessano questi “nuovi” valori sociali, ambientali e di gestione

L’acronimo ESG, che deriva dall’inglese, definisce l’insieme di valori che comprendono l’ambiente (Environment), elementi sociali (Social) e la gestione d’imprese (Governance).

Nonostante siano valori non finanziari, le grandi imprese tendono ad inserirli nella valutazione complessiva dei rischi e opportunità legati alla crescita aziendale. Inoltre, per quanto non sia obbligatorio, le imprese integrano all’interno dei bilanci le operazioni che hanno comportato una maggiore concentrazione verso i valori ESG. In questo modo si perseguono contemporaneamente due scopi: dare una soluzione concreta ai problemi sociali attuali e aumentare la propria reputazione all’interno del proprio settore, con relativa valorizzazione dell’impresa.

Ma in cosa consistono esattamente questi valori ambientali, sociali e di governance? Ovviamente non vi è una risposta univoca: molto dipende dal settore in cui l’impresa stessa opera, e spesso i tre elementi possono intersecarsi tra di loro.

ESG e valori ambientali: fondamentali per lo sviluppo delle imprese

Greta Thunberg, prendendo parola al Climate Action Summit di New York nel 2019, ha pronunciato questa famosa frase: “Siamo all’inizio di un’estinzione di massa. E tutto ciò di cui parlate sono soldi e favole di eterna crescita economica?”.

Partendo da questa “ventata di ottimismo”…possiamo dire con fermezza che una cosa non esclude l’altra! L’Accordo di Parigi, messo a punto durante il COP21, stabilisce che i mercati finanziari e gli attori economici hanno una responsabilità fondamentale nella transizione verso un sistema produttivo con minori emissioni di CO2.

Ovviamente il tutto è possibile con delle giuste strategie da implementare sia a livello di mercato, sia a livello di singola impresa. Vediamo in dettaglio come e perché.

La prospettiva del mercato

Molti enti finanziari, come le banche d’investimento o altri istituti di formazione per professionisti del settore, hanno creato indici di rating e pratiche di  management sostenibili. Questi indici e pratiche classificano le imprese in base alla loro capacità di integrare nei sistemi soluzioni sostenibili. La finalità è quella di segnalare le aziende più virtuose, con obiettivi di sviluppo e profitto a lungo termine e quindi di migliorare l’allocazione dei capitali.

Questa incentivazione comporterà una graduale transizione degli investimenti verso le imprese più sostenibili (qui per esempio il nostro approfondimento sulla moda sostenibile). In questo modo migliora la qualità dei capitali in circolazione e si promuove una maggiore inclusività ed eticità dell’economia.

La prospettiva delle singole imprese

Le singole imprese hanno l’opportunità di integrare all’interno dei propri processi organizzativi, gestionali e produttivi dei meccanismi volti alla diminuzione dell’impatto ambientale.

Ovviamente, considerata l’importanza di arrivare rapidamente a una transizione sostenibile, i governi si sono organizzati con lo scopo di dare un sostegno concreto agli imprenditori. In particolare, l’Unione Europea nel 2021 ha lanciato l’Eco-Innovation Action Plan, un piano d’azione con obiettivi fino al 2027 per una crescita economica fondata sulla sostenibilità. Questo programma comprende una serie di finanziamenti per l’inserimento di processi sostenibili, in modo da incentivare le imprese a ridurre il proprio impatto ambientale e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.

Il greenwashing

Ovviamente, le iniziative delineate saranno realmente utili solo nel momento in cui i meccanismi saranno realmente implementate e non avvenga ciò che viene chiamato “greenwashing“.

Il “greenwashing” è la mera pubblicizzazione dell’inserimento di processi sostenibili al solo scopo di migliorare la propria reputazione di facciata, ma senza effetti concreti sull’impatto ambientale.

In questo caso gli effetti negativi sono due. Da un lato, l’individuazione di puro “greenwashing” porterà una sofferenza all’impresa a livello reputazionale e di profitto. Dall’altro, il bisogno di una transizione sostenibile è fondamentale per la lotta contro il cambiamento climatico, e il disinteressamento comporterà sicuramente un danno irreparabile alle generazioni future.

ESG e fattori sociali: la gestione del capitale umano si affianca alla transizione ambientale per lo sviluppo economico

Questo aspetto dell’approccio ESG si focalizza sulla capacità di gestione del capitale umano all’interno delle imprese, o, più in generale, delle organizzazioni.

Data la definizione un po’ vaga, cerchiamo di soffermarci su alcuni elementi in particolare.

L’ente deve essere in grado di adottare politiche di inclusione e diversità, non solo in alcuni ambiti ma pervadendo tutto il sistema (includendo, quindi, tutti i portatori d’interesse dell’azienda).  L’impegno dell’azienda di avere un capitale umano diversificato, ben integrato e soddisfatto porterà a risultati migliori, con la conseguenza di creare ulteriore valore d’impresa.

Gli individui che fanno parte dell’organizzazione devono quindi avere eguale accesso a tutte le opportunità e avere un’equità salariale quando ricoprono lo stesso incarico, a prescindere dal loro genere. Infatti, la valorizzazione delle peculiarità all’interno dell’organizzazione e le pari opportunità di genere portano gli individui che ne fanno parte ad una maggiore coesione. E questo, ovviamente, migliora la performance aziendale.

L’impresa deve inoltre rispettare gli standard di sicurezza dei dipendenti e attuare delle politiche che non violino i diritti umani fondamentali. Il mantenimento di ottime condizioni di lavoro e la valorizzazione degli individui porta ad una diffusione dei valori sia all’interno del sistema, con conseguente massimizzazione del valore aziendale, sia al di fuori dell’azienda stessa, andando a migliorare la società.

ESG e gestione d’impresa: il fattore che unisce i valori sociali e i valori ambientali

L’ultimo elemento ESG, ma non meno importante, è la gestione d’impresa. Questo aspetto, oltre ad avere una sua definizione specifica, richiama molti degli elementi inseriti nei paragrafi precedenti.

Con “buona gestione d’impresa” si intende l’insieme delle pratiche, dei regolamenti, dei processi e dei rapporti aziendali che portano ad una massimizzazione del valore d’impresa. Per avere una governance d’impresa efficiente è quindi necessario avere un organo di gestione inclusivo, che abbia un’equa rappresentazione di genere e di etnia.

L’organo di governance deve seguire delle regole statutarie ben precise, per evitare delle conseguenze dannose per l’impresa, anche a livello legislativo. In particolare, bisogna adottare politiche anticorruzione e nel caso vi siano condotte pregiudizievoli all’interno dell’azienda, essere in grado di individuarle, segnalarle ed estirparle dall’azienda. Per massimizzare il valore d’impresa la gestione deve infine essere etica, andando ad attuare tutte quelle politiche che promuovono i valori ESG: sociali, ambientali e gestionali.

Affinché vi sia un reale cambiamento, i valori ESG ambientali, sociali e di governance devono muoversi di pari passo. Questa sigla non comporta esclusivamente delle opportunità di investimento e di miglioramento della reputazione e del profitto. Se ben attuata, porterà ad una vera rivoluzione di carattere sociale, economico e culturale.